Il cappotto: voglia di una rinnovata eleganza

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Fino agli anni settanta era quasi l’unico capo di abbigliamento adatto ai rigori dell’inverno, declinato in varie lunghezze, mini, midi, maxi ed indossato da tutti, uomini e donne, bambini, giovani e adulti. E’ il cappotto o paletot (diventato paltò) come si usava definire il soprabito di lana pesante. Poi sono apparsi i primi cappotti in cotone, impermeabilizzati ed imbottiti seguiti da altri giacconi utilizzati in origine per esigenze professionali: Il Barbour del pastore, il Woolrich del cacciatore e del trapper, il Canada Goose dell’esploratore, il Refrigue del macellaio portoghese, il Belstaff del motociclista, infine il Fay del pompiere americano. Ma a mettere completamente in ombra il cappotto è stato il piumino degli alpinisti (la giacca a vento). Agli inizi degli anni ottanta il Moncler dai colori sgargianti è stato l’oggetto identificativo dei “paninari”, ma ben presto il suo utilizzo si è allargato a tutte le fasce di età, di professione e di censo. Quello che sembrava un fenomeno passeggero si è trasformato in una necessità e alcuni modelli dei citati brand sono diventati status symbol. Cappotti da donna beige e grigio Un cambiamento di stile che ha rispecchiato l’evoluzione sociale e culturale di quegli anni. Da qualche tempo però, accanto a tutto questo outwear di impronta sportiva, è tornato alla ribalta il cappotto. Modelli sport chic ideati e interpretati da Fay con l’arricchimento del gilet in piumino per l’uomo e degli iconici quattro ganci per la donna. Rimandi stilistici alla tradizione sartoriale maschile per Corneliani, Lardini, Tagliatore, Barba per il cappotto doppio petto di ispirazione militare o per quello più essenziale e pratico monopetto. Immagine di intramontabile eleganza, i cappotti di Max Mara dai volumi morbidi, linee avvolgenti, lane preziose hanno affascinato, fin dagli anni cinquanta le donne di tutto il mondo e continuano ad avere un successo sempre crescente. Cappotto smanicato da donna Il paltò (a proposito un brand ha questo nome) non vincola ad un abbigliamento formale e ad occasioni importanti, ma ama contaminazioni di genere e anche di stili. Così lo vediamo sapientemente abbinato a jeans, sneaker e bikers non solo dalla generazione dei millenials, ma anche da chi non è più giovanissimo e ha molta cura dei dettagli. Il cappotto ha un ricordo antico, ma un sapore ed un’immagine freschissima.

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